Caro Jurnale,
è sera e ti scrivo mentre sono con mio padre Tommaso davanti al fuoco della fornace, in attesa di inforcare l’ultima fascina e chiudere con la croce la cottura.
È sera e mio padre racconta uno dei suoi tanti ricordi degli anni passati e io, mio caro Jurnale, voglio condividerlo con te…
Erano i primi anni 50 – racconta mio padre Tommaso – e l’allora Presidente della Repubblica Italiana, Einaudi, ordinò un pavimento per la sua tenuta in Piemonte. Si trattava di un pavimento in cotto rufoli 20X20, scalpellato rigorosamente a mano.
All’epoca, le nostre mattonelle venivano caricate sul Leoncino rosso di mio padre Carmine.
Non esitavano scatole né imballi particolari, le mattonelle venivano posizionate una ad una sul Leoncino e, tra una fila e l’altra, veniva messa un po’ di paglia. Il carico durava un paio di giorni, dopodiché si partiva.
Quando Carmine arrivò al paesino piemontese, trovò talmente tanta neve che dovette chiedere aiuto e farsi trainare fino alla dimora del Presidente. Giunto finalmente alla villa, aprì il portellone del Leoncino rosso e mostrò le mattonelle al capocantiere, che esclamò: “Cosa ci avete portato? Queste mattonelle sono tutte rosicate dai topi, noi non le scarichiamo!”. Il capocantiere, ovviamente, aveva confuso la naturale scalpellatura fatta a mano ai lati delle riggiole per un segno di usura. Allora Carmine, armato di tanta pazienza, spiegò la manifattura, l’origine e l’alto pregio del cotto Rufoli, lavorato rigorosamente a mano, ma il cocciuto capocantiere non volle sentire ragioni.
Sconfortato, Carmine si fece riaccompagnare in paese e telefonò l’ingegnere Ragazzini, un geniale rivenditore romano che, dal dopoguerra in poi, fece del cotto di Rufoli il suo cavallo di battaglia e si occupò anche della commessa del Presidente Einaudi.
“Non ti preoccupare Carmine – disse l’Ingegnere – risolvo tutto io”.
Dopo due ore, arrivarono alla villa il prefetto con le volanti della polizia ed una nuova impresa con un messaggio da parte del Presidente Einaudi per il testardo capocantiere: “chi non capisce la preziosità di questo materiale non può avere le capacità di lavorare nella mia villa, per questo lei è esonerato!”.
In ogni nostra “riggiola” c’è la natura, la storia, i quattro elementi, la magia dell’argilla…
In ogni nostra mattonella c’è il fuoco che crea e dona vita alle nostre creazioni artigiane, c’è l’anima di chi vive da sempre in questi luoghi e ne tramanda il significato, proprio come fa mio padre Tommaso attraverso i suoi racconti.
Al prossimo racconto, mio caro Jurnale.
Ciò che è stato sarà